LA LEZIONE DI GIACOMO MATTEOTTI, di Arno Faravelli

Ripubblichiamo un testo del nostro compagno Arno Faravelli dell’Osservatorio di Pavia, mancato il 12 gennaio 2023

LA LEZIONE DI GIACOMO MATTEOTTI: IN POLITICA L’ETICA NON PUÒ ESSER DISGIUNTA DALLA MORALE, PERCHÉ SENZA LA MORALE NASCE LA CORRUZIONE.

Possiamo capire chi era Giacomo Matteotti da uno scritto di Gobetti del 1924… “Si sapeva soltanto che era rigidissimo, sobrio, rettilineo, senza vizi – come dicono -: e così si rispettava la sua severità verso gli altri, il suo fanatismo protestante contro chiunque avesse avuto una debolezza colpevole. Questa sicurezza non era sostenuta da una credenza religiosa, ma solo da una fede di stampo austero e pessimistico, nei valori di individualismo e libertà”. Si era laureato in Giurisprudenza a Bologna e aveva rinunciato a esser assistente universitario, per far l’amministratore comunale. I salariati agricoli suoi concittadini lo chiamavano il maestro o il professore, perché insegnava loro a leggere e scrivere, per riuscire a trasformare gli schiavi in uomini liberi e per sradicare nei loro animi, sia il sentimento di soggezione verso il padrone, sia quello di vendetta. Giunge alla politica attraverso la partecipazione alle lotte dei salariati agricoli. Aveva aderito alla corrente massimalista, cioè alla corrente rivoluzionaria del PSI e aveva imparato il tedesco per poter leggere gli scritti di Marx in lingua originale. Eppure una volta entrato in Parlamento aderisce al riformismo di “Filippo Turati che vedeva nel liberalismo giolittiano l’unica via possibile per lo sviluppo industriale dell’Italia e ne riconosceva il carattere progressista. L’incontro fra riformismo e giolittismo avvenne su un campo neutro, per così dire, cioè distante egualmente dall’adesione allo Stato liberale e da una radicale opposizione ad esso. Riducendo le funzioni dello Stato all’amministrazione e il parlamento a un’assemblea di uomini pratici, Giolitti rendeva la sua prassi politica accettabile anche all’opposizione, se però l’opposizione ammainava la bandiera dell’antisistema”. (Gentile 1990). Vedremo che sarà proprio Giolitti e i suoi epigoni a disgiungere l’Etica Politica dalla Morale (Scandalo della Banca romana). Matteotti pur avendo aderito al riformismo di Turati propone l’insurrezione per fermare l’entrata in guerra dell’Italia. (Lo Stato aveva violato le regole, “re sciaboletta” con un vero e proprio colpo di Stato aveva stravolto le alleanze senza consultare il Parlamento e quindi andava fermato con la forza), mentre Turati, comportandosi come Ponzio Pilato se n’era lavato le mani e aveva detto: se la borghesia vuole far la sua guerra la faccia pure! Matteotti manifesta tutta la propria intransigenza verso il fascismo e Mussolini, non solo per i brogli e le intimidazioni agli elettori da parte dei fascisti nelle elezioni del 1924 realizzate con la Legge Acerbo, una legge truffa che darà la maggioranza dei seggi a chi conquisterà solo in 25% dei voti, brogli e intimidazioni denunciati da Matteotti in Parlamento, ma anche contro la corruzione di Mussolini (Un altro dei tanti che aveva separato l’Etica dalla Morale) e anche della real casa. Matteotti si doveva recare a Londra per verificare presso la sede della Sinclair Oil, una delle sette sorelle, la bontà delle carte in suo possesso che denunciavano la corruzione del capo del governo e della real casa. La motorizzazione nei primi anni 20 del 900 non era ancora sviluppata e la concessione annuale della benzina e dei suoi derivati era ceduta in asta pubblica e se l’era aggiudicata la Sinclair Oil, con la corruttela. Dopo il rapimento da parte di Amerigo Dumini e Albino Volpi la sua borsa sarà ritrovata priva dei documenti che conteneva.

La politica da allora, sino ai giorni nostri e sempre stata fatta da uomini che hanno disgiunto l’Etica dalla Morale e la corruzione dilagante ne è il risultato!

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